Prefazione di

don Mario e don Augusto

Salesiani don Bosco

Agli uomini che oggi, richiamandosi alle idee di Adler a cui si ispira questo progetto, sono impegnati profondamente in campo educativo attraverso lo sport, il teatro, la musica e altri ambiti, va l’augurio del trionfo delle proprie buone intenzioni per il bene e la crescita sana delle giovani gene- razioni, sempre più smarrite sulla superficie e nell’ombra dei loro cuori, superficie colma di emozioni altamente pericolose e ingannevoli, scambiate per verità vitali! Si legge in questo testo: “… capiamo quanto sia importante per ogni essere umano scegliere la professione che gli permetta di utilizzare nel migliore dei modi tutte le proprie capacità e attitudini” Questo fulcro intenzionale è l’essenza di una buona condotta di vita di un qualsiasi educatore primo ma anche secondo: tutti i formatori devono obbligatoriamente percorrere questo binario etico per trasmettere (educare proprio questo significa!) i valori e così salvare il giovane e anche se stessi. C’è però un MA che oggi non si vuole toccare mai, che disturba (e non se ne capisce la ragione), che inquieta, che infastidisce, che scomoda e non lascia riposare la coscienza. A questo MA si devono premettere alcuni punti fermi. Cosa sono i “valori”? Da dove vengono questi valori? Chi ne è il “creatore”? Nel modo più ovvio, deontologicamente e onticamente, smantellando il “castello di carta” del delirio di onnipotenza dell’uomo di oggi che vuole un mondo nuovo senza Dio e senza coloro che sviluppano la Fede, dell’uomo di oggi auto-referenzialista e alla ricerca di una pace interiore di coscienza anche attraverso il fare per il prossimo, bisogna onestamente affermare che non esiste carta dei diritti umani basata sui “valori”, non esiste documento firmato e controfirmato dall’uomo di ogni epoca, non esistono patti qualunquisti che stabiliscano chissà quale dictatus definitivo… se non si vive un’esistenza nella continua ricerca di Dio!
Fondamento questo indispensabile per la vera pace nel cuore e quindi nella società.
Se questo diventa, nell’intimo di ognuno, il punto stabile di partenza (la ricerca di Dio nella mia vita) per ogni attività per sé e per l’altro, allora la ricerca della propria professione nel giovane (come s’impegna il protestante Adler) tramite l’utilizzo dello strumento sportivo – o di quello musicale o teatrale, alla maniera di San Giovanni Bosco, di Pestalozzi, di San Filippo Neri (fondatore degli oratori) e tanti altri – diventa entusiasmante e logica, scevra da trionfalismi fini a se stessi, da delusioni e cadute psicologiche a fronte di insuccessi, anzi vivere ricercando la propria professione e posizione nel mondo sarà sempre più un affare ottimistico, entusiasmante, nel bene come nel male, proprio perché lo strumento pedagogico non è il fine! Ringraziando l’autore di questo testo molto pratico e chiaro, prendiamo in prestito due frasi celebri di Don Bosco a mo’ di incoraggiamento:

“L’educazione è cosa di cuore”.
“Dalla buona o cattiva educazione della gioventù dipende un buon o triste avvenire della società.”

Con tutto questo, incoraggiamo gli educatori a non pensare a se stessi ma al bene del giovane, alla sua salvezza eterna, oltre che alla propria.
Buona lettura e meditazione!