Gli aspetti patologici e patogeni dei segreti e dei non detti penetrano negli interstizi transgenerazionali, il fantasma che abita la cripta compie un percorso particolare nel tempo.
Nella prima generazione il segreto non si rivela: è indicibile il dolore e la vergogna che susciterebbe, mentre nella seconda generazione diventa innominabile: l’erede del segreto ne intuisce l’esistenza, ma ne ignora i contenuti.
L’importanza di terminare ciò che è stato iniziato.
Infatti, così è stato per me e mia sorella Katia, che abbiamo portato avanti battaglie familiari per conto della nostra famiglia di origine e Rocco, il nostro “Mediatore” ci è stato di grandissimo aiuto nel gestire la situazione. Un fardello di catene legate al passato, che ha interferito sin da bambini sul nostro piano emotivo, poiché, siamo cresciuti, con l’ossessione di dover difendere i nostri genitori, che non si sono saputi difendere da tali dispute familiari.
Insieme a Rocco, a cui siamo molto grati, abbiamo affrontato riunioni con nonni, zii e ci ha affiancato in un compito che, ahimè, sarebbe dovuto essere già sistemato dai nostri adulti di riferimento, che purtroppo non sono mai cresciuti e hanno generato così un accudimento al contrario. Rocco è intervenuto col suo fare sicuro e speranzoso, per cercare di sanare questa grande ciste, ingranditasi con gli anni per le troppe divergenze di pensiero tra tutti noi, tra la prima e la seconda generazione.
E nonostante noi, insieme a Rocco, avessimo tutti, o quasi, contro, lui ci ha sempre invitato a mantenere la sua linea leale di pensiero e di giustizia, intervenendo davvero come un buon “padre di famiglia” per cercare di sanare delle disfunzioni familiari (grazie anche al suo Corso di “Disciplina del Carattere”). E’ sempre stato avanti e lungimirante nel comprendere chi aveva di fronte.
Con affetto e gratitudine, i nipoti di Francesco.
Antonio B. e Caterina