Tra le motivazioni per la quale uno fa il bullo c’è l’essere ammirato dall’intero gruppo di amici, diventare leader del gruppo, diventare attraente per i ragazzi e per le ragazze, farsi notare, motivazioni strettamente narcisistiche. D’altra parte chi è abituato a stare al centro delle attenzioni è molto sensibile a queste motivazioni, grossa autostima, ma acritica, con una competenza nella prevaricazione e non nell’affiatamento e nella collaborazione con il bisogno di approvazione, che spesso copre un’insicurezza di fondo. poi, dall’altra parte non c’è solo il bullo, ma c’è anche la vittima e tutti colore che supportano il bullo, gli atteggiamenti o spettatori passivi, che non intervengono in nessun modo. Si è constatato che la condizione di bullo o vittima appare ad una certa difficoltà o rifiuto nel riconoscere le emozioni. E’ importante che l’opinione pubblica riconosca la gravità degli atti di bullismo e le loro conseguenze. Non è una cosa che riguarda gli altri, è una cosa grossa che riguarda tutta la società. Sia il recupero delle vittime che soffrono molto, perché non possono identificarsi coi coetanei e non hanno il supporto degli adulti per chiedere la comprensione e si trovano in uno stato di profonda sofferenza, che può trascinarsi per il resto della vita o in buona parte. Ma anche, i prevaricatori che corrono il rischio di intraprendere percorsi di vita che caratterizzano devianza e delinquenza, sono quelli che si preparano a vita difficile. Quindi, sia gli uni che glia altri, vanno riconosciuti e aiutati.